venerdì 31 dicembre 2010

Caro 2010 ti scrivo....

 Caro 2010 ti scrivo... ormai questa sta diventando una tradizione quasi consolidata, ma devo dirti che mi piace molto fare il bilancio dall'anno ormai trascorso... Bè, che cosa dire??? Mi hai regalato davvero tantissime emozioni ed esperienze di vita, stati d'animo diversi, momenti di euforia e attimi di depressione più totale, paura di non farcela e gioia di vivere.
In questo anno ho visto mia figlia crescere ogni giorno di più, imparare a camminare, parlare e interagire con noi. Ho imparato a interpretare il suo sguardo e capirla al volo, ho imparato a tornare bambina e a guardare il mondo attraverso i suoi grandi occhioni, ho imparato a giocare con lei e a divertirmi come non mai. Mi sono anche immersa nel magico mondo dei bambini attraverso l'asilo nido, con i suoi giochi, le sue attività e le sue tante festicciole. Sono diventata più mamma crescendo e confrontandomi con altre mamme come me, chi più esperte, chi meno, chi reali, chi "virtuali" ma altrettanto presenti ed importanti. In questo anno sono diventata anche più moglie, più capace di gestire la mia famiglia, la casa e mio marito. Essere genitori ci ha sicuramente unito come coppia, ma non nascondo momenti difficili fatti di litigate ed incomprensioni e la immancabile nostalgia di essere ancora in due, come ai vecchi tempi... E' bellissimo costruire insieme un progetto comune e lavorarci con tanto amore e tanta passione, ma quanta fatica e spirito di sacrificio quest'anno!!!! E a proposito di lavoro... nel 2010 ho ripreso anche quello, incontrando inizialmente molte difficoltà di organizzazione, dato la mia nuova figura moglie-mamma-donna-lavoratrice, da gestire, ma che mi ha dato senza dubbio uno sprint in più facendomi per forza di cosa uscire di casa e costringendomi a non essere soltanto mamma. Il lavoro mi ha anche condotto ad una persona meravigliosa con la quale è nata una splendida amicizia, di quelle che raramente riescono a nascere in ufficio. Di questo sono particolarmente felice. In questo anno sono diventata più donna, più responsabile, più consapevole dei miei limiti e delle mie potenzialità, più determinata e sicura di me stessa. 
Questo, caro 2010, è stato un anno di "potenziamento" per me, per la mia famiglia, per gli affetti a noi cari. E' stato un anno molto duro e faticoso, sia dal punto di vista fisico, mentale ed anche economico, ma che di sicuro ci ha ripagato sotto molti aspetti. Questo è stato un anno doloroso e nostalgico, perchè la nonna mi manca ancora da morire, e vivo la sua mancanza ancora come se  tutto fosse accaduto ieri... Questo è stato un anno pieno di emozioni e di gioie per tutti i bimbi nati nel 2010 a cui vogliamo bene, e di l'emozione per i bimbi che presto arriveranno e che entreranno a far parte delle nostre vite.
Quindi ti voglio ringraziare caro 2010 per tutti questi giorni trascorsi insieme, che purtroppo non torneranno più, per i meravigliosi ricordi che mi lascerai alle spalle e per tutti i giorni che verranno, per la mia famiglia, per le amicizie nuove e quelle consolidate, per i bambini che contornano la nostra vita di felicità, per la salute che ci hai dato, per la vita insomma.... Spero che il 2011 sia buono e magnanimo come lo sei stato tu, e davvero pieno di amore per tutti!!!!


Addio caro vecchio 2010, grazie con tutto il cuore.

sabato 25 dicembre 2010

Merry Christmas


Grazie per avere reso questa giornata indimenticabile per mia figlia e per noi tutti, grazie per averci ricoperto di affetto, di amore e di tanti tantissimi regali. Grazie ai nostri amici, ai nostri colleghi, ai nostri parenti, ai miei genitori ed al mio angelo custode che mi guarda sempre da lassù. Grazie per il bellissimo Natale trascorso e per la magia creata per gli occhi di bambino....

mercoledì 22 dicembre 2010

Festa di Natale

Ieri abbiamo partecipato alla festa di Natale dell'asilo nido di mia figlia Giorgia. Per noi è stata la prima... Contrariamente a ciò che mi sono sempre immaginata (bambini insopportabili, urlanti e scatenati, noia mortale e chiasso intollerabile, mamme vomitosamente stucchevoli...) mi sono divertita tantissimo. Naturalmente la mia gioia è aumentata nel vedere la mia piccolina ridere come una matta e saltare ovunque. E' proprio vero che le esperienze le devi sempre vivere tutte per poterle giudicare. Oggi è stata una festa per i bambini, ma anche per noi mamme che ci siamo ritrovate e confrontate, abbiamo chiacchierato i totale relax divertendoci molto, e abbiamo imparato qualche cosa in più dei nostri figli: che basta davvero poco per renderli felici, basta la nostra partecipazione e il nostro sguardo complice a trasformare una piccola festicciola in una giornata sicuramente da ricordare...







venerdì 17 dicembre 2010

Eravamo bambine (focaccia dolce)





Estate, anni '80....

Claudia e Giorgia, venivano spesso a trovare i nonni in estate. Abitavano a Torino, ad una sessantina di chilometri da loro. Il nonno di Claudia ed il mio erano fratelli, di conseguenza noi, cugine. Quando arrivava Claudia con la sorellina per me, era sempre un giorno speciale. Andavo immediatamente a trovarla con mia nonna....
Sono passati molti anni, ma i ricordi sono ancora ben impressi nella mia mente e mi toccano il cuore, tanto da farmi piangere mentre scrivo queste parole. Di quelle giornate di sole ricordo noi, con i nostri giochi di bambine inventati sul momento, nel verde dell'orto di Piera e Luigi, i nonni di Claudia, la felicità, l'allegria e la spensieratezza di quegli anni, l'amore da cui eravamo circondate che si respirava nell'aria e nella casa di Piera. Ricordo lei, la sua voce, le mille storie che ci raccontava, delle sue "gite" a Torino a trovare le nipotine, il thè con i biscotti che preparava per noi bimbe e che sorseggiava insieme a mia nonna, la sua allegria, la sua spigliatezza, il suo amore incondizionato per i figli e i nipoti.
Di Luigi ricordo la sua dolcezza infinita, i suoi occhi gentili, i suoi gesti cordiali e delicati, l'orgoglio che gli si leggeva sul volto nei confronti della sua famiglia. Un nonno che ogni mattina, al risveglio delle nipotine, faceva trovare loro la focaccia dolce che piace tanto a Claudia e che tanto le ricorda la sua infanzia. Un nonno che mi manca tanto, come del resto nonna Piera e la mia adorata nonnina Renata. Quei giorni felici sono stati magici per noi due, e sono certa che quei ricordi ci hanno tenute legate per tantissimi anni, anche quando ci siamo perse di vista, anche quando non sapevamo più nulla l'una dell'altra, anche quando mi sei mancata tantissimo Claudia....
Come per magia, e grazie soprattutto a Facebook, io e Claudia ci siamo ritrovate dopo molti anni, noi che ci eravamo lasciate bambine con tanti sogni nel cassetto e parecchia strada da percorrere, ci ritroviamo così all'improvviso, donne, mogli, madri....
Ho avuto la fortuna di incontrarla lo scorso anno, e di conoscere la sua splendida famiglia: la mia cugina tanto ammirata da bimba, un modello a cui ispirarsi forse perchè più grande di me, una persona meravigliosa, dolce, riservata, dall'animo nobile.
Avrei voluto essere come lei, allora come oggi...
Io non mi sono trasferita molto lontana da quella piccola panetteria di paese che sforna ogni mattina la focaccia dolce, anzi, spesso ci faccio colazione pensando inevitabilmente a lei.
Quindi Claudia questa focaccia è per te, per dirti che ti voglio bene, che mi manchi sempre tantissimo e che sei l'orgoglio di tutti noi....

Ritrovarti è stato bellissimo.


RICETTA PER FOCACCIA DOLCE:

INGREDIENTI:

500 gr. di farina
lievito di birra (per 500 gr. di farina)
50 gr. di olio10 gr. di sale
10 gr. di zucchero a velo
acqua q.b.
zucchero semolato q.b.Impastare insieme la farina, il lievito di birra sciolto in un pò di acqua tiepida, il sale e lo zucchero a velo aggiungendo l'acqua.
 
 




 
Coprire l'impasto con uno strofinaccio. Lasciare riposare un'ora circa.
 
 
Stendere l'impasto. Lasciare riposare ancora per 15-20 minuti. Bucherellare la pasta con le dita.
 

 
Cospargere il tutto con un composto di acqua, olio e zucchero, più o meno in dosi uguali.
 
 
Infornare a temperatura max per 10 minuti.
 
 
Ed eccola pronta!!!!!


Ingrediente più importante: condividetela con chi amate di più, oppure come nel mio caso, mangiatela pensando a persone a voi molto care.


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martedì 14 dicembre 2010

Il diritto al dialogo


Spesso crediamo che i bambini piccoli non capiscano bene le nostre parole o il loro significato, e che non siano in grado di esprimere ancora la loro opinione... Bè, parlando per esperienza personale, posso dire che non c'è niente di più sbagliato. Giorno dopo giorno mia figlia impara ad esprimersi attraverso nuove parole e gesti ormai a noi familiari. A volte, molte volte purtroppo, stanchi, dopo una giornata pesante, non abbiamo voglia di soffermarci ad interpretare i gesti comunicativi dei nostri figli: il diritto al dialogo esprime benissimo il concetto di quanto i nostri figli siano legittimati ad esprimere la propria opinione, ma soprattutto di quanto abbiano diritto di essere ascoltati e di poter parlare con noi di qualsiasi cosa, a qualsiasi età. Non dimentichiamoci mai che siamo noi il loro punto di riferimento per la vita, e nel bene o nel male, lo saremo sempre. Parliamo e ascoltiamo i nostri bimbi, dal balbettio di un lattante, ai primi discorsi seri di un adolescente.

mercoledì 8 dicembre 2010

8 dicembre

Ecco qui il nostro 8 dicembre, passato fra giri in giostra, pranzo con parenti e naturalmente... addobbando l'albero di Natale, come vuole la tradizione...




martedì 7 dicembre 2010

lunedì 6 dicembre 2010

Anniversario di matrimonio



Oggi è il nostro anniversario... Due anni di matrimonio, festeggiati tra vari acciacchi di stagione che hanno colpito più o meno tutta la famiglia e il casino fatto dalla piccola peste eccitatissima al momento di spegnere le due candeline (spente fra l'altro circa venti volte!).
Ci siamo sposati in Comune due anni fa, alle undici di mattina, già conviventi da un anno e con Giorgia nella mia pancia, che si stava allargando a macchia d'olio. Una cerimonia e una festa per pochi intimi davvero, eravamo in quattordici, solo i parenti più stretti, vuoi per la stagione, vuoi per il mio pancione, vuoi per l'imminente trasloco nella nuova casa che ci avrebbe attesi da li a pochissimi giorni. E' stata una giornata meravigliosa: ricordo le parole toccanti dette dal Sindaco durante la cerimonia, la commozione negli occhi di mia madre, l'inusuale eleganza di mio marito, la felicità sul volto di mia nonna... Ricordo la gioia, l'emozione, il senso di responsabilità e di "famiglia" che improvvisamente ti appartiene, il sentirsi completi, appagati, giusti...
Sono stati due anni faticosi, lo ammetto, dopo pochi mesi è nata Giorgia che ci ha sconvolto la vita, certo in senso buono, ma non è stato facile adeguarsi al "triangolo" e neppure oggi è una passeggiata di salute. Sono stati due anni di tenerezza, momenti meravigliosi e indimenticabili, di mille emozioni condivise, ma anche di litigate, di nervosismi, di incazzature e di musi lunghi.
Costruire una famiglia è un connubio ben dosato di fatica e di appagamento totale, che richiede amore , dedizione, grande impegno e spirito di sacrificio... ma in questo momento che mio marito e mia figlia stanno giocando sul tappeto e li sento ridere forte forte per la felicità, vi assicuro che non c'è nessun altro posto al mondo dove vorrei essere ora e per mille volte ancora...


domenica 5 dicembre 2010

La prima cosa bella


Estate 1971, elezione di miss Pancaldi, evento clou della stagione estiva livornese, celebrato nel suo stabilimento balneare più noto. L'elezione di Anna come "mamma più bella" sembra essere il fatto che scatena scompiglio nella storia della famiglia Michelucci, dando il via ad una serie di eventi tragicomici che arrivano fino ai giorni nostri.
Bruno Michelucci professore di lettere di mezz'età in un istituto alberghiero di Milano, è un uomo infelice e fondamentalmente insoddisfatto della sua vita. Quando la sorella più giovane Valeria lo chiama a Livorno, al capezzale della madre Anna, giunta allo stadio terminale di una lunga lotta contro il cancro, l'uomo, riluttante, si dispone a riallacciare una relazione che aveva troncato molti anni prima, durante l'adolescenza, quando fuorviato dalle maldicenze dei suoi compagni di liceo, si era convinto che la madre fosse una donna di facili costumi.
L'occasione di questo tardivo riavvicinamento diventa propizia per ripercorrere tutta l'esistenza della sua famiglia, da quella notte ai "Bagni Pancaldi", in cui venne piantato il seme di una distruttiva forma di gelosia del padre, passando attraverso il fallimento del matrimonio dei suoi genitori, le fughe, i litigi, la vita disordinata, ma anche ricca di affettività e di momenti di allegria, gli espedienti, gli incontri fortunati, le amicizie, le perdite e i lutti, fino alla definitiva separazione da una madre mai completamente compresa, seppur profondamente e segretamente amata.
Poco alla volta, Bruno diventa consapevole di segreti che non aveva mai voluto comprendere. Gli ultimi giorni di vita della madre Anna, costretta a cedere la sua prorompente ed estrosa vitalità di fronte all'avanzare inesorabile del male, sono l'occasione per riannodare rapporti sciolti troppo bruscamente, per rileggere, dal punto di vista di un uomo ormai maturo, fatti e comportamenti di persone che hanno affollato la sua infanzia e la giovinezza, per arrivare a concedere infine a tutti quanti, primo tra tutti a se stesso, una nuova occasione e un nuovo inizio, prima che sia troppo tardi e che la separazione diventi definitiva.
(Trama by Wikipedia).

Questo fine settimana io e Marco ci siamo visti questo bel film. Ve lo consiglio, se avete occasione di vederlo perchè è davvero molto intenso ed emozionante e tocca con profondità i temi della famiglia e del rapporto madre e figlio. Davvero toccante.
E fuori nevica...

giovedì 2 dicembre 2010

Una stagione: l'autunno


Autunno??? Ma quale autunno? E' ancora autunno???? Questa fotografia ha tre giorni di vita. Voi ci trovate una minima parvenza di autunno??? Io purtroppo no, anche perchè, so che sto per dire una cosa che mi renderà antipatica a molti, io ODIO LA NEVE!!!! Per fortuna Giorgia non la pensa così!

mercoledì 1 dicembre 2010

In Christmas we trust


Inizia dicembre... Un mese magico, pieno di emozioni, di gioie, di feste, di attese, di preparativi e di aspettative... Credo che dicembre abbia la fortuna di piacere praticamente a tutti, anche se spesso è molto freddo e nevoso... Allora... via alle idee, ai regali, allo shopping dell'ultimo minuto, ai preparativi di alberi e presepi, ai dolcetti al forno, ai doni per i più piccoli, alle letterine di Babbo Natale, alle feste organizzate, alle cene con i parenti, ai buoni propositi, al conto alla rovescia, al Calendario dell'Avvento, alle grandi abbuffate, ai ricordi più dolci....
Nell'augurare uno splendido dicembre a tutti, perchè si sa che in fondo l'attesa è più piacevole della sorpresa, vi posto questo mio caro ricordo, una vecchia fotografia scattata qualche giorno prima del 25 dicembre di molti anni fa, in attesa del buon vecchio Babbo Natale, nella speranza che avesse letto la mia letterina e che esaudisse tutti i miei desideri di bambina.

martedì 30 novembre 2010

Il diritto a sporcarsi


Impariamo dai bambini a lasciarci andare, a non pensare sempre che l'apparire sia più importante dell'essere, impariamo a correre in un prato e rotolarci dentro, impariamo a camminare scalzi nel cortile di casa nostra, a sporcarci con i colori e a toccare il cibo con le mani, impariamo a giocare per terra e non pensare sempre che non stia bene... Impariamo questo e tutto il loro immenso mondo di giochi, di mani e piedini sporchi, di musetti unti, di vestitini macchiati.... Impariamolo, ma soprattutto lasciamo liberi i bambini di farlo! Ci sentiremo molto più liberi anche noi....

domenica 28 novembre 2010

Rrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr.....

Il nostro micio di feltro fa le fusa e fa la nanna in questa fredda giornata nevosa.... Alle porte dell'inverno, anche noi tre,  trascorriamo la domenica in pieno relax e nell'ozio più totale....




venerdì 26 novembre 2010

Freedom

Dopo le recenti incazzature, questa mattina ho preso una pausa da tutto e da tutti ed ho fatto accompagnare Giorgia all'asilo da mio marito Marco. E' stato bellissimo poter fare una doccia la mattina, prima di andare a lavoro, come facevo molto spesso prima di lei, e non la sera esausta, dopo averla messa a letto e con un orecchio fuori dalla tendina per sentire se piange visto che mi è sembrato... E' stato bellissimo fare colazione seduta in santa pace, nel silenzio di casa mia, assaporare con calma il gusto e il profumo del caffè, e non berlo in piedi buttandolo giù, rischiando di brasarmi la trachea con Giorgia attaccata ad una gamba che mi guarda.... E uscire di casa, fare i miei due piani di scale senza il peso degli undici chili santi sulla schiena, che mi sta andando in mille pezzi, e chiudere la porta e il portoncino senza dovermi guardare anche dietro la testa per controllare cosa sta facendo lei in quel momento e dove caspiterina si è andata ad infilare.... Fermarmi in panetteria senza lei da controllare dal vetro del negozio, e fissare apprensiva il suo seggiolino e controllare se piange come una pazza oppure va tutto ok.  Attendere il mio turno tranquilla, senza guardare la panettiera con la faccia iniettata di sangue per la fretta e lo sguardo minaccioso e la gamba che tamburella senza che me ne renda conto. E passare davanti al suo asilo nido, senza dovermici fermare, scaricarla, accompagnarla, farle fare altre scale, svestirla, magari litigare con qualche maestra e salutarla a malincuore, ma anzi, passarci davanti tirando dritto e con il dito medio alzato (bè si, questa mattina ci stava tutto!!!). Insomma, arrivare a lavoro rilassata, senza il cuore che mi batte a mille dalla fretta di timbrare sto cavolo di cartellino.
E sentirmi tremendamente in colpa perchè questa mattina mi è piaciuta da morire e vorrei che fosse sempre così....

giovedì 25 novembre 2010

Una stagione: l'autunno


Una stagione: l'autunno. Qui da me danno neve fra un paio di giorni, quindi quasi addio autunno.  E allora nostalgia di caldo, di giornate estive, di feste, di queste torte mangiate tra amici, di pantaloncini corti, di bambini mai ammalati, di mare e di tramonti. Anche se l'autunno è indubbiamente la mia stagione preferita, devo ammettere che, alle porte del freddo inverno, qualche volta mi prende il "mal d'estate".... 

mercoledì 24 novembre 2010

E mando giù....

E' una questione di fiducia. Non di stronzaggine e neppure di puntiglio. Oggi, come tutte le mattine, ho accompagnato mia figlia all'asilo chiedendo educatamente di NON farla uscire fuori a prendere una boccata di salutare aria che fa tanto bene ai bambini che lo dicono pure i pediatri, perchè con una temperatura di 1°C alle nove di mattina e un recente trascorso di antibiotici con tanto di mezza ricaduta la settimana scorsa non mi sembrava proprio il caso di prendere questa cazzo di boccata d'aria. Morale della favola: alle undici era fuori dall'asilo a prendere questa cazzo di boccata d'aria.
E' una questione di fiducia. Io mamma ti chiedo espressamente e cortesemente di NON fare una cosa. Ti lascio mia figlia fidandomi di te. Tu fai il contrario di quello che ti chiedo. Perchè sei maestra d'asilo, perchè il pediatra lo consiglia, perchè il quarto d'ora all'aria aperta di legge è consentito. Ma poi questi bimbi mica sono in galera!
Mamma apprensiva? Esagerata? Malfidente? No. E' solo buon senso. E la necessità di lavorare e il disagio di non avere nessuno che se ne stia a casa con mia figlia quando si ammala.
E' una questione di fiducia. Quando Giorgia ha iniziato l'asilo nido, a nove mesi e mezzo, mi sono messa completamente nelle mani delle maestre non lamentandomi mai, anche quando avrei dovuto farlo, anche quando non tutto era perfettamente ok. Perchè mi fidavo. Ora non più.
Domani le maestre non porteranno fuori i bambini, ma quando lo riterranno più opportuno si, anche contro il parere della mamma, alla quale, mi sento di dire a questo punto, si sostituiscono come e quando fa più comodo a loro. 
E io che ho bisogno e non ho nessuno mando giù. E mando giù.... 

martedì 23 novembre 2010

Il diritto all'ozio




Niente post a commento delle fotografie.... Stiamo oziando!!!! E che bello che è!!!

domenica 21 novembre 2010

I diritti naturali dei bimbi e delle bimbe

Partecipate tutti alla splendida iniziativa pensata dal Giorno per Giorno, facendo vivere i diritti naturali dei bambini sempre, in ogni momento, non dimenticandoci mai di quali meravigliosi gioielli dobbiamo aiutare a crescere, i nostri, i più cari e preziosi...
Noi ci siamo! A martedì!


1. IL DIRITTO ALL’OZIO

Siamo in un momento della storia umana in cui tutto è programmato, curriculato, informatizzato. I bambini hanno praticamente la settimana programmata dalle loro famiglie o dalla scuola. Non c’è spazio per l’imprevisto. Non c’è, da parte dei bambini e delle bambine, la possibilità di qualcosa di autogestito, di giocare da soli. C’è bisogno di un tempo in cui i bambini siano soli, in cui imparino a “vivere il sistema delle regole”, imparando da soli a gestire i piccoli conflitti. E questo senza la presenza eccessiva degli adulti. È solo così che si diventa adulti sani.

2. IL DIRITTO DI SPORCARSI

“Non ti sporcare”, una frase tipica del genitore della società del benessere. Credo che i bimbi e le bimbe abbiano il sacrosanto diritto di giocare con i materiali naturali quali la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, i sassi, i rametti... Quanta gioia nel pastrocchiare con una pozzanghera o in un cumulo di sabbia. Proviamo ad osservare attentamnete bimbi e bimbe in alcuni momenti di pausa dai giochi organizzati oppure quando siamo in un boschetto... e scopriremo con quanto interesse riescono a giocare per ore con poche cose trovate per terra.

3. IL DIRITTO AGLI ODORI

Oggi rischiamo di mettere tutto sotto vuoto. Abbiamo annullato le diversità di naso, o meglio le diversità olfattive, tipiche di certi luoghi. Pensiamo alla bottega del fornaio, all’officina del meccanico delle biciclette, al calzolaio, al falegname, alla farmacia. Ogni luogo ha un proprio odore: nei muri, nelle porte, nelle finestre. Oggi una scuola, un ospedale, un supermercato o in una chiesa hanno lo stesso odore di detergente. Non ci sono più differenze. Eppure chi di noi non ama sentire il profumo di terra dopo un acquazzone e non prova un certo senso di benessere entrando in un bosco ed annusando il tipico odore di humus misto ad erbe selvatiche? Imparare fin da piccoli il gusto degli odori, percepire i profumi offerti dalla natura, sono esperienze che ci accompagneranno lungo la nostra esistenza.

4. IL DIRITTO AL DIALOGO

Dobbiamo constatare sempre di più la triste realtà di un sistema di comunicazione e di informazione “unidirezionale”. Siamo spettatori passivi dei tanti mass media: soprattutto la televisione. In quasi tutte le case si mangia, si gioca, si lavora, si accolgono gli amici “a televisione accesa”. E la televisone trasmette modelli culturali, ma soprattutto plasma il consumatore passivo. Con la televisione non si prende certo la parola. Cosa diversa è il raccontare fiabe, narrare leggende, vicende e storie, fare uno spettacolo di burattini. In questi casi anche lo spettatore-ascoltatore può prendere la parola, interloquire, dialogare.

5. IL DIRITTO ALL’USO DELLE MANI

La tendenza del mercato è quella di offrire tutto preconfezionato. L’industria sforna ogni giorno miliardi di oggetti “usa e getta” che non possono essere riparati. Nel mondo infantile i giocattoli industriali sono talmente perfetti e finiti che non necessitano dell’apporto del bambino o della bambina. L’abitudine al video-gioco è spesso incentivata dalla stessa scuola che, nel proporre l’introduzione del computer, ne suggerisce l’accattivante utilizzo ludico. E nel contempo mancano le occasioni per sviluppare le abilità manuali ed in particolare la manualità fine. Non è facile trovare bambini e bambine che sappiano piantare chiodi, segare, raspare, cartavetrare, incollare... anche perchè è difficile incontrare adulti che vanno in ferramenta a comprare i regali ai propri figli. Quello dell’uso delle mani è uno dei diritti più disattesi nella nostra società post-industriale.

6. IL DIRITTO AD UN “BUON INIZIO”

Mi riferisco alla problematica dell’inquinamento. L’acqua non è più pura, l’aria è intrisa di pulviscoli di ogni genere, la terra è inquinata dalla chimica di sintesi. Si dice sia il frutto non desiderato dello sviluppo e del progresso. Eppure oggi è importante anche “tornare indietro”. Ritrovato il gusto del camminare per la città, lo stare insieme in maniera conviviale. Ed è questo che spesso i bimbi e le bimbe ci chiedono. Da qui l’importanza dell’attenzione a quello che fin da piccoli “si mangia”, “si beve” e “si respira”.

7. IL DIRITTO ALLA STRADA

La strada è il luogo per mettere in contatto le persone, per farle incontrare. La strada e la piazza dovrebbero permettere l’incontro. Oggi sempre più le piazze sono dei parcheggi e le strade sono invivibili per chi non ha un mezzo motorizzato. Piazze e strade sono divenute paradossalmente luoghi di allontanamneto. É praticamente impossibile vedere bambini giocare in piazza. Gli anziani sono continuamente in pericolo in questi luoghi. Dobbiamo ribadire che, come ogni luogo della comunità, la strada e la piazza sono di tutti... così come ancora è in qualche paesino di montagna o in molte città del Sud del mondo.

8. IL DIRITTO AL SELVAGGIO

Anche nel cosidetto tempo libero tutto è preorganizzato. Siamo nell’epoca dei “divertimento”. I parchi gioco sono programmati nei dettagli. Così accade anche nel piccolo, nei parchi delle scuole o nelle aree verdi delle città, compreso l’arredo urbano. Ma dov’è la possibilità di costruire un luogo di rifugio-gioco, dove sono i canneti e i boschetti in cui nascoondersi, dove sono gli alberi su cui arrampicarsi? Il mondo è fatto di luoghi modificati dall’uomo, ma è importante che questi si compenetrino con luoghi selvaggi, lasciati al naturale. Anche per l’infanzia.

9. IL DIRITTO AL SILENZIO

I nostri occhi possono socchiudersi e così riposare, ma l’apparato auricolare è sempre aperto. Così l’orecchio umano è sottoposto continuamente allle sollecitazioni esterne. Mi sembra ci sia l’abitudine al rumore, alla situazione rumorosa al punto da temere il silenzio. Sempre più spesso è facile partecipare a feste di compleanno di bimbi e bimbe accompagnate da musiche assordanti. E così è anche a scuola. L’emblema di tutto ciò è dato da coloro che si spostano alle periferie delle città e a piedi o in bicicletta si portano nella natura per una bella passeggiata con le cuffie dell’Ipod ben inserite nelle orecchie. Perdiamo occasioni uniche: il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua. Il diritto al silenzio è educazione all’ascolto silenzioso.

10. IL DIRITTO ALLE SFUMATURE

La città ci abitua alla luce, anche quando in natura luce non c’è. Nelle nostre case l’elettricità ha permesso e permette di vivere di notte come di fosse giorno. E così spesso non si percepisce il passaggio dall’una all’altra situazione. Quel che più è grave è che pochi riescono a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto. Non si percepiscono più le sfumature. Anche quando con i bambini usiamo i colori non ci ricordiamo più delle sfumature. Il pericolo è quello di vedere solo nero o bianco. Si rischia l’integralismo. In una società in cui le diversità aumentano anziché diminuire, quest’atteggiamento può essere realmente pericoloso.

Cerchiamo insieme di guardare il mondo con gli occhi dei bimbi e delle bimbe.

giovedì 18 novembre 2010

Una stagione: l'autunno


Meravigliosi colori delle foglie che cadono, per lasciare spazio all'imminente freddo inverno....

La fatica di essere....

Ieri notte.
Ore 04:30 Giorgia ha la febbre a 39. Il primo pensiero è che ha finito l'antibiotico dieci giorni fa, il secondo è quello di metterle la tachipirina e il terzo che la mattina dopo sarei di nuovo dovuta stare a casa dal lavoro... I giorni di maternità facoltativa ormai scarseggiano, idem le ferie e i permessi...

Ieri mattina.
Ore 07.30 Marco va a lavoro.
Ore 08.00 Preparo la colazione a Giorgia e chiamo mio padre per chiedergli se per favore viene un'oretta da me in modo tale che io possa uscire e andare in farmacia...
Ore 10.00 Sono già fusa, ho fatto la spesa, sono andata in farmacia e Giorgia ha di nuovo la febbre a 39. Mio papà va a casa. Arriva mia suocera che alle undici se ne va.
Ore 11.30 Giorgia mi sta in braccio fino all'una e mezza lamentandosi per la febbre e il malessere generale. Io mangio un pezzettino di torta di verdure sul divano, abbracciata a lei, che mi resta pure sullo stamaco...
Ore 13.30 Finalmente la piccolina si addormenta e io ne approfitto per cucinare il pranzo per domani, siccome resterà a casa mio marito, mentre io andrò a lavoro per non fare troppe assenze. Per alleggerirgli la mattinata, gli cucino qualcosa....
Ore 14.30 Chiamo il pedriatra spiegandogli la situazione. Per fortuna arriva dopo dieci minuti a visitare la topolina... Stava dormendo e aprire gli occhi vedendo il dottore da lei tanto odiato, non è stato quello che si dice "un dolce risveglio". Il dottore mi dice che se la febbre non le passa deve prendere nuovamente l'antibiotico. E noi organizzarci per stare a casa da lavoro...
Ore 16.00 Torna mio padre che nel mentre è andato a prendere mia mamma lavoro. Chiedo ai miei di guardare la bimba mentre io faccio una doccia veloce e ritorno in farmacia a prendere l'antibiotico. L'antibiotico non c'è. Arriva domani mattina alle nove. Ritorno a casa e alle cinque i miei se ne vanno. Io sono stanchissima. Giorgia è stata noiosa per tutto il giorno ed è stata quasi sempre in braccio a me, che ho la schiena a pezzi.
Ore 17.30 Arriva Marco e devo dire che la situazione migliora un pochino. Mi aiuta con la bambina e io riesco a preparare la cena.
Ore 19.30 Ceniamo. Lei no. Non ha fame. Tutto normale.
Ore 20.30 Le leggo Pinocchio a letto e si addormenta poco dopo.
Ore 22.00 Febbre a 39. Non abbiamo antibiotico, ma risolviamo con la tachipirina. Non si dorme, più o meno fino all'una di notte. Sono esausta, questa giornata sembra non avere fine.

Questa mattina.
Ore 07.00 Mi sveglio e Giorgia e Marco dormono. Questa mattina vado io a lavoro e oggi pomeriggio mio marito. Mi preparo e vado a prendere mia suocera alle otto e la porto in ospedale, come se non bastasse, proprio oggi ha una visita che non può rimandare e a chi tocca accompagnarla? A me naturalmente.
Ore 08.15 Vado a casa di mio padre e gli lancio il bigliettino della farmacio con il quale può ritirare l'antibiotico e portarlo alla bambina in mattinata.
Ore 08.30 Riesco a timbrare il cartellino puntuale. Vi assicuro che sono già molto molto accaldata!

Ore 10. Arriva il mio responsabile in ufficio, che mi chiede in tono scherzoso dov'ero ieri. Rispondo che la bambina ha la febbre a 39 e che sono nei casini siccome io e Marco non abbiamo a disposizione nessuno che ce la tenga.

Mi sento rispondere che le donne dovrebbero starsene a casa a guardare i figli, e non venire a lavorare per non lavorare e stare tutta la mattina al telefono per sapere come sta il bambino ammalato o per parlare con le colleghe dell'argomento, e che sua moglie è sempre stata a casa dal lavoro.... Gli propongo di far triplicare lo stipendio a mio marito (lavoriamo nella stessa ditta) in modo tale da portermi permettere di stare a casa da domani stesso.

Lavorare è faticoso. Essere mamma è faticoso.
Fare entrambe le cose, soprattutto quando non gira bene, è quasi frustrante.
Non essere ancora capite è vergognoso.

domenica 14 novembre 2010

Dear Santa

La vorrei libera. Libera dai pregiudizi, dai preconcetti, dai luoghi comuni, dai "ho sentito dire", dalle leggende metropolitane, da tutte quelle stronzate di basso conto che si insinuano sempre nella nostra testa. Libera dai pettegolezzi, al di sopra delle parti, capace di stabilire da sola la verità, senza essere influenzata da quella degli altri, ma nello stesso tempo, capace di ascoltare e soppesare le opinioni di chiunque.
La vorrei onesta, sincera a tal punto di avere il coraggio di esprimere e di portare avanti una sua opinione, anche se nessuno la condivide.
La vorrei forte a tal punto di sostenere un suo ideale, anche se sola contro tutti, magari anche contro di me...
La vorrei piena di sogni nel cassetto, di cose da realizzare e appassionata a tal punto di costruire il suo sogno giorno per giorno, con la consapevolezza però, che non sempre tutti i desideri si avverano.
La vorrei scaltra perchè purtroppo si sa, che questo è il mondo dei più furbi, ma senza ingannare il prossimo o essere disonesta persino con se stessa.
La vorrei orgogliosa di sè ogni volta che si guarda allo specchio, vorrei che vedesse una persona corretta e leale di cui andare fiera, anche se non lo sarà mai quanto mamma e papà ogni volta che la osservano.
La vorrei piena di inventiva e di creatività e di passioni, perchè sono queste che ci fanno sentire davvero "vivi" e realizzati.
La vorrei piena di amici, di persone interessanti, di esperienze di vita che allargassero il più possibile i suoi orizzonti.
La vorrei sempre piena di ottima salute, questo è importante.
La vorrei capace di vedere sempre oltre...
La vorrei vedere sempre sorridere...
La vorrei felice, che non significa necessariamente essere ricca, bellissima, piena di vizi o contornata dal "paese dei balocchi", ma semplicemente felice, qualunque sia il modo che la faccia sentire così.
La vorrei cittadina del mondo, ma nello stesso tempo fortemente attaccata alle sue radici in modo tale che possa tornare sempre da noi.
Come ho detto all'inizio, la vorrei libera... libera di vivere la sua meravigliosa vita...

Dear Santa,
ti scrivo ora questa letterina perchè so bene che a breve sarai davvero molto incasinato. Non ti spaventare, perchè questo non è il mio desiderio per Natale, sarebbe forse un pò troppo presuntuoso e mia figlia comunque ancora troppo piccola....
Quello che invece ti chiedo, è di dare a me la capacità di crescere Giorgia in questo modo, perchè starle accanto in questo percorso di crescita e riuscire al meglio in quest'avventura, per me sarebbe davvero un'immensa gioia e un grande onore.

PS Se poi, vuoi anche gonfiare a dismisura il mio conto in banca, vai tranquillo che non mi offendo!

Ti ringrazio moltissimo,
Manu.

venerdì 12 novembre 2010

Giornata mondiale della gentilezza: 13 novembre

"La gentilezza viene dal cuore, spontanea, disinteressata e accogliente,
cosa diversa dalla cortesia, che è formale ed esteriore”.
“La gentilezza è contagiosa e ci aiuta a vivere meglio nella società”.


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