sabato 22 maggio 2010

E beviamoci sto caffè!!!

Dal post precedente avrete capito che Giorgia va alla'asilo nido. Ormai da quattro mesi. Ne aveva dieci quando abbiamo iniziato l'inserimento. Quel giorno nevicava. Io dovevo tornare a lavoro dopo due settimane, in anticipo di un mese rispetto al termine della mia maternità. Naturalmente avevo tutti contro: mio marito avrebbe preferito che la piccola fosse accudita per qualche mese da sua madre. L'opinione di mia suocera era pressochè identica: "Al nido? Ma siete matti? E' troppo piccola, non può andarci volentieri... e poi è inverno e fa freddo! Portamela qui..." Il solo pensiero di badare a lei la faceva molto felice, in quanto nonna, ma allo stesso tempo la mandava in paranoia per il fatto che non avrebbe avuto più tempo libero per se stessa. Comprensibilissimo.
Un pò diversa la situazione in casa mia, sebbene i miei fossero anch'essi titubanti sull'argomento asilo. Fuori gioco mia madre, con sette anni di lavoro davanti, essendo una nonna giovane, e con un lavoro con in controcazzi. Fare al pasticcera significa alzarsi alle sei di mattina e lavorare siempre, sabati, domeniche, Natali, Pasque, Capodanni.... Ok, bandiera bianca. Unico superstite mio padre, in pensione da due anni: "Non pensarci nemmeno a lasciarla qui, io ho le mio cose da fare, e poi se caga io non la cambio!!!!"
Inoltre l'asilo di Giorgia è una struttura aziendale a cui possono accedere solo gli over 13 mesi. Per fortuna però, per me e mio marito che lavoriamo nella stessa ditta, è stato fatto uno strappo alla regola, per potermi permettere di rientrare prima, accettando la bimba a dieci mesi appena compiuti.
Capite bene le mie perplessità, sebbene fossi convinta dell'asilo al cento per cento, dopo essere stata condizionata dall'alone negativo del parentado, ma soprattutto dal fatto che mia figlia partisse con "una mezza marcia in meno" rispetto agli altri, essendo la più piccola. Per una questione puramente fisica che emerse sin dai primi giorni di inserimento.
Gennaio 2010:
i compagni di asilo di Giorgia camminavano. Lei no. Gattonava, come una Ferrari, ma gattonava.
Loro andavano sui tricicli a cento all'ora. A lei le ruote dei tricicli schiacciavano le manine.
Loro mangiavano i crackers alle dieci. Lei non li sappeva neppure tenere in mano.
Loro bevevano nei bicchierini di carta. A lei dovevi tenere il biberon per farla bere.
Loro dicevano molte paroline e si facevano capire molto bene. Lei sei esprimeva solo con riso o pianto.
Loro erano più forti e temprati fisicamente. Lei si è ammalata quasi subito.
La situazione potrebbe essere apparsa difficile così descritta. In realtà Giorgia ha avuto tanti fratellini e sorelline un pò più grandi che le hanno insegnato, e le stanno insegnando, a crescere di giorno in giorno. Ed oggi, quando la porto all'asilo, e la vedo con i bambini giocare a bere il caffè, tutti in cerchio, ognuno con la sua tazzina di plastica in mano, davanti ai fornelli di una cucina giocattolo, dico che sono orgogliosa di lei, ed anche di me stessa che ho avuto il coraggio di portare avanti la mia scelta, nonostanti i tanti pareri contrari.
E ogni mattina che Giorgia beve il caffè, mi si riempie il cuore di gioia e la giornata mi sorride...
Gennaio 2010: Giorgia all'asilo

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